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Conferenza di Copenhagen

Italia sul podio del fotovoltaico. Operatori critici sulle prospettive

di Federico Rendina

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2 marzo 2010

L'Italia "paese del sole" insegue l'energia fotovoltaica con grande impegno e buoni risultati, ma all'insegna delle nuove incertezze. Un grande traguardo è stato appena tagliato, fa sapere il ministro dello sviluppo Claudio Scajola. Abbiamo superato il gigawatt di potenza solare, con 70mila impianti capaci di generare 1.300 gigawattora l'anno. Abbastanza per dare luce a 500mila famiglie, ovvero 1,2 milioni di persone, corrispondenti alla popolazione del Friuli. Un record raggiunto grazie all'accelerazione dell'ultimo biennio, che regala all'Italia il secondo posto europeo dietro la più pallida e svantaggiata, ma assai più decisa, Germania.

Notizia comunque confortante. Un po' mitigata dall'allarme lanciato proprio in questi giorni dai nostri operatori delle energie rinnovabili: la revisione degli incentivi pubblici dedicati all'energia solare attraverso il meccanismo del "conto energia" è pericolosamente in ritardo rispetto alla tabella di marcia. Va avanti, con grande fatica, la mediazione tra le associazioni degli operatori, che chiedono di limitare al massimo i tagli al vecchio incentivo, i tecnici governativi che stanno delineando un ridimensionamento ben superiore al 20% (si veda Il Sole 24 Ore del 2 febbraio) e le regioni che devono cogestire il meccanismo. Sta di fatto che l'intera filiera del fotovoltaico (investitori, installatori, operatori) rischia di vedersi impantanare i programmi di ulteriore sviluppo a causa dell'incertezza normativa di un settore che comunque deve essere ancora aiutato a crescere.

Luci e ombre. Le prime sono messe bene in risalto da Scajola, in una nota nella quale sottolinea che il traguardo appena tagliato «è molto significativo per la nostra strategia energetica e, al tempo stesso, incoraggiante dal punto di vista economico ed industriale». Il fotovoltaico «ha contribuito a sostenere la ripresa» e il Governo «è impegnato a garantire continuità alla crescita» del settore, già forte di un migliaio di imprese con 20 mila addetti, per un fatturato 2009 stimato – rileva Scajola – in almeno 2,5 miliardi di euro. Tutto ciò con «un considerevole contributo all'ambiente» visto che «con il solo fotovoltaico si evita la produzione di 875 mila tonnellate di CO2 e si riduce il consumo di combustibili fossili di 0,23 milioni di tonnellate equivalente petrolio».

Gli incentivi non mancano e non mancheranno, rassicura Claudio Scajola sottolineando che il suo ministero ha «investito molto anche nella ricerca: nel triennio 2006-2008, attraverso gli accordi di programma con Enea, Cnr ed Erse, sono stati finanziati 15 milioni di euro, a cui si aggiungono altri 4 milioni di euro nel 2009» e «per il triennio 2009-2011 l'impegno economico prevede un finanziamento per altri 8 milioni di euro». Risorse a cui di affianca il programma «Industria 2015», che dedica al 66,7 milioni di euro a cinque progetti sul fotovoltaico a cui si aggiungono 25 milioni per il solare termodinamico.
Ma ecco le critiche degli operatori sull'incertezza delle normative e degli aiuti, ribadite dopo lo slittamento della riunione della conferenza unificata Stato-Regioni che il 25 febbraio avrebbe dovuto discutere le ipotesi "finali" del nuovo conto energia.

Il rischio «concreto» che slitti tutto a dopo le elezioni amministrative «mettendo così in seria difficoltà il mercato fotovoltaico» è rimarcato dal presidente dell'Aper, Roberto Longo. «Imprese ed investitori sono così lasciati nell'incertezza senza alcuna possibilità di pianificare attività di medio termine con evidenti ripercussioni anche in termini di filiera industriale» incalza Longo. Che confida nel possibile segnale di sblocco che potrebbe emergere oggi da un nuovo incontro tra i tecnici delle regioni e del ministero dello Sviluppo. «Ulteriori ritardi – avverte intanto Gianni Chianetta, ad di BP Solar Italia – creerebbero sfiducia nel sistema Italia e farebbero dirottare gli investimenti del gruppo verso altri paesi».

2 marzo 2010
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